Il mio giardino

Ho avuto un giardino grandissimo da piccola, era circa tremila metri quadrati, ci si poteva disputare una partita di calcio. Era bellissimo, non tanto per le piante o per come fosse strutturato, ma per quello che la vita mi aveva portato a viverci.

Fin da piccola era come un luna park, ogni angolo aveva le sue meraviglie. Giocavo con mia sorella al tipico gioco delle famiglie e ci si divideva gli spazi in giardino e si costruivano case immaginarie, fatte di bagni, cucine e salotti. Ci ho passato i capodanni in quel giardino, a vedere i fuochi d’artificio che esplodevano dai paesi vicini e giocato con amici e parenti per i compleanni.

Ho trovato tutti i miei gatti in quel giardino, non so come, loro sapevano che avrebbero trovato cure ed accoglienza. Chiunque passasse di lì aveva acqua e cibo assicurato, nessuno era lasciato indietro o in disparte.

Ho scattato centinaia e centinaia di fotografie, ho scoperto l’amore per la fotografia e il bisogno di comunicare attraverso essa. Lui era il mio soggetto, le piante che lo abitavano, gli animali di passaggio, il cielo e i suoi colori.

Niente mi ha dato tanti spunti di vita e di creatività, come quel giardino. Come casa.

Ad oggi ho un nuovo giardino, più piccolo, ricchissimo di piante e di molti altri animali. Ho scoperto che qui gli uccelli non sono solo un bellissimo suono che senti fra gli alberi, ma si fanno vedere.

Li scopri, vedi le loro abitudini e li fotografi. Li vedi al riparo dalla pioggia, li vedi in cerca di cibo o a godersi un bel bagno nella ciotola dell’acqua, che abbiamo fatto apposta per loro. Li vedi stare sui rami a riposare e a controllare il circondario.

Li vedi con i loro piccoli che gli insegnano a volare e a sapere cadere. Li vedi vivere una vita piena di insidie e piena di vita stessa.

…Se gli alberi di casa mia potessero parlare, racconterebbero di quanti uccelli visitino il cielo. Racconterebbero quanti piccoli animali si fidano di me e si lasciano fotografare senza paura.
Quante fotografie e quante conoscenze in questi anni ho fatto.

ASSENZA

L’assenza è tutto quello in cui manca qualcosa.
Può essere un’assenza di una persona in un luogo, come di un oggetto.
Ma anche l’assenza di pensiero, qualcosa che non si vede. Quindi l’assenza può essere fisica e mentale.
L’assenza può esserci anche in parte, che si vede ma non del tutto, come se si percepisse ma non si ha la chiarezza della presenza.
Lascia un’impronta anche nelle persone, crea stati d’animo, si può percepire l’assenza delle cose e delle persone.

Assenza II, 2017

Questo progetto, quindi, vuole far emergere l’importanza del contatto umano, contatto primordiale che tutti noi ricerchiamo. Ma con l’assenza sempre più prepotente del corpo che grazie alla tecnologia e l’evoluzione continua inesorabile.
Si cerca appunto, attraverso l’assenza del corpo, di far risaltare il bisogno del contatto fra noi.
La scelta dei luoghi è stata pensata in spazi urbani, che sono più tesi e freddi. Proprio perchè, nelle grandi città si ha sempre meno tempo e spazio per essere sè stessi e stare con chi si ama, avere del tempo per sè e per gli altri è difficile e, questo meccanismo di logoramento ha dei risultati spaventosi. Il progetto quindi, vuole evidenziare quanto questo distacco continuo da noi stessi, possa portare ad un imbruttimento dei luoghi, della mente e delle emozioni. Uno svuotamento continuo di contenuti, di ciò che ci circonda e di ciò che si ha dentro.

Assenza III, 2017