Il mio giardino

Ho avuto un giardino grandissimo da piccola, era circa tremila metri quadrati, ci si poteva disputare una partita di calcio. Era bellissimo, non tanto per le piante o per come fosse strutturato, ma per quello che la vita mi aveva portato a viverci.

Fin da piccola era come un luna park, ogni angolo aveva le sue meraviglie. Giocavo con mia sorella al tipico gioco delle famiglie e ci si divideva gli spazi in giardino e si costruivano case immaginarie, fatte di bagni, cucine e salotti. Ci ho passato i capodanni in quel giardino, a vedere i fuochi d’artificio che esplodevano dai paesi vicini e giocato con amici e parenti per i compleanni.

Ho trovato tutti i miei gatti in quel giardino, non so come, loro sapevano che avrebbero trovato cure ed accoglienza. Chiunque passasse di lì aveva acqua e cibo assicurato, nessuno era lasciato indietro o in disparte.

Ho scattato centinaia e centinaia di fotografie, ho scoperto l’amore per la fotografia e il bisogno di comunicare attraverso essa. Lui era il mio soggetto, le piante che lo abitavano, gli animali di passaggio, il cielo e i suoi colori.

Niente mi ha dato tanti spunti di vita e di creatività, come quel giardino. Come casa.

Ad oggi ho un nuovo giardino, più piccolo, ricchissimo di piante e di molti altri animali. Ho scoperto che qui gli uccelli non sono solo un bellissimo suono che senti fra gli alberi, ma si fanno vedere.

Li scopri, vedi le loro abitudini e li fotografi. Li vedi al riparo dalla pioggia, li vedi in cerca di cibo o a godersi un bel bagno nella ciotola dell’acqua, che abbiamo fatto apposta per loro. Li vedi stare sui rami a riposare e a controllare il circondario.

Li vedi con i loro piccoli che gli insegnano a volare e a sapere cadere. Li vedi vivere una vita piena di insidie e piena di vita stessa.

…Se gli alberi di casa mia potessero parlare, racconterebbero di quanti uccelli visitino il cielo. Racconterebbero quanti piccoli animali si fidano di me e si lasciano fotografare senza paura.
Quante fotografie e quante conoscenze in questi anni ho fatto.

Lui


Il mio primo modello, quando avevo 13 anni, era il mio migliore amico dell’epoca. Eravamo sempre insieme e niente ci separava.
Abbiamo passato insieme molti momenti belli e importanti della mia vita, non c’era nulla che potevo fare per allontanarlo. Anzi sembrava mi capisse così tanto, che quando stavo così male da non voler sentire più nulla, lui c’era e mi faceva passare ogni paura o dolore.
È sempre stato insieme a me, da ché è arrivato a casa, ci siamo legati fino all’anima.
A lui dicevo tutto, ogni cosa, a lui dedicavo la parte migliore di me e lui mi dava tutto quello che un gatto può darti.
Quando uscivo a fare fotografie lui veniva sempre, non c’era bisogno di chiamarlo, lui era al mio fianco e mi accompagnava in ogni mio attimo creativo e di conseguenza diventava uno dei miei soggetti, anzi era il mio soggetto preferito.
Era pazzesco come riuscisse a capire l’attimo giusto in cui star fermo, l’attimo che interessava a me scattare. Era il migliore amico che avessi potuto avere.
Ed era un legame talmente profondo da non riuscire a descriverlo.

2010


Purtroppo la vita ti mette di fronte a situazioni che mai avresti voluto affrontare.
Ti spezza l’anima e il cuore e non te li rimette più a posto.
Quando ci siamo dovuti separare niente è stato più come prima, quel giorno una parte di me se n’è andata con lui e credo che non tornerà più.
Ma la fotografia rimarrà sempre come l’anima che ci univa e di ciò che eravamo. Di ciò che lui era, è rimasta solo lei.

Walking, 2008
2007
Autumn, 2011
2011
Sguardi, 2010

Eccoci qui

Quando eravamo piccoli e ancora non si sapeva nulla del futuro, di cosa ci aspettava e di quello che si sarebbe vissuto, si scopriva il mondo pian piano. Io lo facevo attraverso la mia compatta. Amavo osservare la natura intorno a me e fotografarne i dettagli. Fotografare era espressione pura di ciò che ero e di ciò che provavo. Non c’era un modo migliore per me che esprimere me stessa atraverso fotografie raffiguranti la vita.

Decisi di intraprendere l’università e nulla mi sembrava più azzeccato che seguire quello che amavo di più, quello che mi faceva stare bene. Quindi scelsi il corso di Fotografia e nonostante lo studio mi avesse sempre creato problemi decisi che mi sarei buttata.
I tre anni sono passati così velocemente da non accorgermi che ciò che apprendevo da un lato lo perdevo dall’altro. Non riuscivo ad esssere quella bambina creativa e convinta e al tempo stesso usare ciò che conoscevo e avevo appreso. Alla fine mi sono laureta, sono uscita con un bel voto e quel giorno ero la persona più contenta del mondo.

Ad oggi quella bambina con la sua compatta alla scoperta del mondo, lo ha finalmente capito. Provo per la fotografia un amore che non potrà mai essere messo da parte, ma sento la necessità di riscoprirmi ancora una volta.

Come Quadri

A volte ci troviamo davanti ad un quadro e ci chiediamo quanto talento e creatività viva nell’artista. Ci immergiamo interamente, ritrovandoci dentro quel mondo tanto ricercato quanto faticato dall’artista stesso. Quando ne usciamo, quando prendiamo ossigeno e ci guardiamo dentro, crediamo che nessun’altro potrà mai creare tale immensità. Siamo convinti che soprattutto noi stessi non ne saremo in grado.
E alla fine, ci ritroviamo euforici per tale meraviglia e al tempo stesso abbattuti. Siamo così bravi a svalutarci senza nemmeno aver provato.

…Mi sono chiesta tante volte, se artisti come Van Gogh, Leonardo o Michelangelo, avessero avuto a loro volta, queste fragilità e paure. Se anche la loro mente, a volte, li avesse frenati dal creare un’altra bellezza.